lunedì 7 maggio 2007

LEGGETE E MEDITATE...ha ragione forse la Bonino?

La bocciatura alla Camera: "Sono un provvedimento emergenziale da Afghanistan"


«E insomma, ancora con le quote rosa...». Un pò si stranisce Emma Bonino, a sentirsi chiedere di qualcosa che evidentemente considera la mitica arretratezza della politica anche femminile italiana. E non perché, ai tempi, la sua campagna «Emma for president» fosse tutta impostata sull'«uomo giusto per il Quirinale». Ma, naturalmente, perché «il vero dramma è il ritorno al proporzionale che c'era negli anni Ottanta, la violazione delle regole, l'insulto agli elettori che con i referendum hanno scelto con chiarezza il maggioritario..».

Però, Bonino, quello delle quote-rosa si è configurato come un dramma nel dramma. Lei le giudica alla stregua di liste-Panda, riserva d'apartheid femminile. Ma con la situazione che c'è in Italia, resa plasticamente evidente con il voto segreto per affossarle, e richiesto proprio dal centrosinistra, non si può considerare necessità una non-virtù?

«Ancora con i provvedimenti emergenziali? Ma allora le donne sono davvero parte della politica! Guardi, sono accettabili in Afghanistan, in Marocco. Non in Italia».

Lo dice perché il trenta per cento di quote rosa nelle proposte della Cdl e della Margherita erano ben al di sotto della riserva afghana, notoriamente fissata al cinquanta per cento?

«Anche. Ma il punto è che fa ridere pensare che in Italia abbiamo bisogno di quote. Il punto, come è noto, è il potere delle donne all'interno dei partiti, per quel che riguarda la politica. E forse è anche meglio che non siano passate, visto che per metterci una pezza tutti, da Forza Italia ad An ai diesse, hanno poi assicurato che ci saranno percentuali forti di candidate. Badi bene che quando dico "nei partiti" intendo "nella società". E' per quello che le quote sono ridicole. Che vogliamo fare, tot giornailiste alla Rai, tot signorine negli enti pubblici?».

Quindi, meglio che la Camera abbia bocciato...

«Meglio. A me sembra che noi donne dovremmo ritenere e cercare di valere ben oltre la semplice appartenenza a un genere. Le faccio un esempio: quando nel 1976, non per legge ma per scelta politica, tutti i capilista del partito radicale erano donne, non per legge ma per scelta politica, verificammo la ridicolaggine. Fu difficilissimo non dover ricorrere a certe signorine che non avevano requisiti politici, o di intelligenza, difetti che si riscontrano naturalmente anche tra le donne, oltre che tra gli uomini. E bisognerebbe invece chiedersi perché, a parte la Aglietta, la Francescato e me, in Italia non ci sono e non ci siano state donne segretario di partito».

Dunque un'emergenza c'è. Ed è, se vuole, un'emergenza che non riguarda solo le donne, essendo legata al meccanismo di selezione delle classi dirigenti, che in Italia ancora avviene troppo spesso più per cooptazione che per merito...

«La fermo subito. Io non penso affatto che i mezzi giustifichino i fini. Piuttosto, i mezzi prefigurano i fini. E a me prefigurare una società a quote, in cui dobbiamo essere tot neri, tot gialli, tot bianchi, tot donne nere, tot donne gialle...».

Questo lei lo dice per via della sua larga esperienza nelle istituzioni internazionali, dove, dall'Onu alla Commissione europea, dal Fondo Monetario alla World Bank, le quote ci sono, e da sempre.

«Lì e un problema di nazionalità, ed è una regola che vige anche e soprattutto in base ai finanziamenti, nazione per nazione. Si chiameranno anche quote, ma non sono stabilite da leggi, si tratta di semplice consuetudine, legata al fatto che chi più mette, più posti vuole. Una specie di lottizzazione, che nella Ue è legata specificatamente a criteri di grandezza e contributi dei paesi. E guardi che non produce risultati particolarmente brillanti. Anzi, è spesso uno dei motivi non secondari di disfunzione e inefficienza di queste istituzioni».

E tuttavia le quote rosa in Germania e in Francia esistono, anche se certo non sono state loro a produrre nè Edith Cresson, nè Angela Merkel...

«In Germania le quote ci sono, ma all'interno dei partiti. In Francia non hanno prodotto, se così possiamo dire, neanche un sindaco. Ma farle in Italia, per il Parlamento, sa cosa signilicherebbe? In un Paese come il nostro produrrebbe quote tra i direttori di giornali, di banche pubbliche, di ospedali... E poi lei parlava di cooptazione: anche le quote lo sono. Perché c'è sempre qualcuno che decide, i segretari di partito, gli editori di giornali o televisioni, di enti locali o finanziari. E loro, in un mondo in cui c'è la cooptazione e non la meritocrazia, molto semplicemente invece degli amichetti loro ci metteranno le amichette loro. Problema non risolto, insomma».

5 commenti:

laura cogo ha detto...

ED ECCO QUI LA FINOCCHIARO...
PARTITO DEMOCRATICO: FINOCCHIARO, NON SARA' TEATRO DELLE QUOTE ROSA
Roma, 12 aprile 2007 – “Il Partito democratico non potra' essere il luogo delle quote rosa, dovra' essere il luogo del ricambio generazionale delle giovani donne. Altrimenti non sara' il partito democratico". Questo il commento della presidente dei senatori dell'Ulivo, Anna Finocchiaro, nel suo intervento al convegno "Un nuovo alfabeto della politica" organizzato dall'associazione "Anna Lindh". (Bell/segue)

Alla Finocchiaro, infatti, piacerebbe "che fin dall'inizio il Pd non avesse come segno di riconoscibilita' la cifra delle quote rose, ma la cifra della imprescindibilita' per la propria esistenza di una piena assunzione cofondativa del pensiero di genere, fondamentale per ammodernare il Paese". Ad esempio, dice, "sulle questioni del welfare, noi non possiamo continuare a inseguire un modello per il quale dobbiamo costruire ammortizzatori rispetto alla difficolta' delle donne di stare nel mercato del lavoro. Occorre creare le condizioni perche' il mercato del lavoro sia accogliente e assecondante verso il progetto di vita delle donne. Che ha, ad esempio, la maternita' come una delle tappe piu' importanti". Ma per fare questo, osserva Finocchiaro, "bisogna essere straordinariamente determinate e dire no a quote rose o azzurre. Niente quote".

laura cogo ha detto...

ECCO PERO' LA BINDI...
In conclusione, le donne fuori del contesto familiare. A proposito del numero di ministre nel governo Prodi lei ha dichiarato che si fa fatica ad accettare che le donne possano avere posizioni di potere, che il potere si conquista con le armi del potere e che noi donne dovremmo imparare a usarle. Non crede nelle quote, quindi? Come promuovere allora una maggiore rappresentanza femminile nelle istituzioni?

Bindi La partita delle quote rosa, nella scorsa legislatura, ha dimostrato che nessuno regala nulla per nulla. Il potere si è sempre autopreservato e difficilmente chi lo detiene è disponibile a condividerlo. Le quote servono e dovremo riaprire presto questo capitolo, ma non bastano. Dobbiamo sfidare il potere maschile ai vertici dei partiti e delle istituzioni. La democrazia – fortunatamente – consente e favorisce alleanze, progetti di reciproco sostegno, attività di sana lobbying, meccanismi di conquista del consenso, attività di informazione e di contestazione. Ecco, da qui e dall’ambizione di puntare più in alto può nascere un ruolo più forte delle donne in politica. È un problema di qualità della nostra democrazia, che investe prima di tutto le donne ma non solo.

laura cogo ha detto...

E LA SANTANCHE'....

Dopo le minacce che lei ha ricevuto dagli estremisti islamici, il Corriere della sera ha scritto che se fosse stata di sinistra sarebbe già diventata un’icona femminile.
Quell’articolo mi ha fatto pensare. Soprattutto da Barbara Pollastrini e dal Vaticano ho ricevuto una solidarietà non di facciata.
Quasi quasi meglio abbandonare questa destra di “senza palle” e passare al Partito democratico…
Bella prospettiva: 8 donne su 2 mila delegati. La verità è che le donne autonome e controcorrente danno fastidio a destra come a sinistra. Solo che di là nessuna ha il coraggio di ribellarsi apertamente. Io ballo da sola e l’ho dimostrato pagando in prima persona i diktat del mio capo ma resto dove sono.

laura cogo ha detto...

SPERIAMO SIA COSI'....

POLLASTRINI:QUOTE ROSA IN RIFORMA ELETTORALE
Governo non starà a guardare donne meritano spazio in carriera
03-05-2007

Roma, - "Non sta a me entrare in questa occasione nel merito della riforma elettorale se non per dire che questa dovrà avere tra le sue premesse la piena applicazione dell'articolo 51 della Costituzione". Lo ha detto il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini inaugurando la Giornata nazionale per le pari opportunità.

"Per quanto mi riguarda il Governo non starà a guardare - ha aggiunto - avanzeremo proposte di regole mirate e transitorie per dare alle donne lo spazio che meritano nelle carriere, nelle nomine e nelle liste. Perché partecipazione al lavoro, trasparenze nella carriere fino ai punti più alti, presenza nelle istituzioni - ha concluso - sono tutte facce della stessa medaglia".

laura cogo ha detto...

Napolitano: le donne lavorino per le donne. Pollastrini: quote nella legge elettorale


"Con questo 8 marzo vogliamo chiamare le donne italiane a lavorare per la causa delle donne, per i loro diritti, per i loro progetti. Questa è la chiave che abbiamo scelto quest'anno". Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano celebrando al Quirinale la Giornata internazionale delle donne, con una cerimonia durante la quale hanno preso la parola i ministri Barbara Pollastrini, Giuseppe Fioroni e Fabio Mussi.

Citando le parole dell' articolo 3 della Costituzione, Napolitano ha chiesto di "rimuovere gli ostacoli", quelli che "impediscono il pieno sviluppo della persona umana" senza distinzioni di sesso e di razza. E' il principio fondativo delle
pari opportunità che richiama "questioni di libertà e di democrazia" e porta alla questione di riconoscere il ruolo delle donne nella società, nel lavoro e anche nella politica.

Nel nostro Parlamento, dice il capo dello Stato, "ci sono solo pattuglie di elette". "La barriera che blocca l' accesso delle donne agli alti gradi, in Italia è ancora particolarmente robusto. Ci sono stati solo deboli segnali di miglioramento".

Il ministro per le Pari opportunità Pollastrini ha chiesto che la nuova legge elettorale assicuri alle donne uno spazio adeguato nelle istituzioni.

“Io chiedo a tutti una scelta. E mi rivolgo anche a lei, signor presidente. In coerenza con l'articolo 51 della Costituzione qualunque riforma deve darsi norme perché sia rispettata l'uguaglianza di possibilità, perché le donne siano candidate ed elette in numero adeguato. Ce lo chiedono anche tanti uomini onesti e lungimiranti, stanchi anch'essi di classi dirigenti molto maschili con poche donne e pochi giovani".

Poi la Pollastrini ha chiesto “tolleranza zero contro le violenze sulle donne: "Molestie e violenza si consumano spesso nel silenzio della paura e in famiglia".

"La violenza anche in Europa, anche in Italia, rimane la causa prima di morte fra le donne tra i 15 e i 50 anni".