giovedì 17 maggio 2007

SILVANO PONE LA QUESTIONE

Rigorosamente di sesso maschile


E’ molto difficile affrontare il tema della prostituzione posto al centro del dibattito padovano dalla delibera del sindaco Zanonato. Si teme di essere attaccati dai moralisti da una parte, dai liberisti dall’altra. Se poi si appartiene al genere maschile come nel nostro caso, allora la polemica e le accuse potrebbero arrivare in zone ad alto rischio. Meglio proteggersi con le parole, quelle essenziali, indiscutibili, quelle che mettono sul piatto, nero su bianco la questione: puttane e puttanieri. Sono queste le parole, loro è tutto il potenziale evocativo, loro è la suggestione che solletica l’immaginario collettivo.
La parola “puttane”, non ci sembra generatrice di grandi inquietudini, al massimo qualche naso storto o un dibattito su questioni logistiche (strade o case?), un impegno cosmetico che nasconda delocalizzando senza annullare. E perché annullare? Non ce n’è bisogno, si tratta del mestiere più vecchio del mondo.... l’uomo è cacciatore..... è la donna che seduce..... la costola d’Adamo.... se la vanno cercando..... alla fine a loro piace, nessuno le obbliga....!
La parola “puttaniere” invece contiene un grande potenziale di provocazione. Cliente, non puttaniere, prego! Come se chi compra avesse una sua dignità che chi vende non ha, come se la marchetta venisse fatta dalla professionista mentre, l’altro, il cliente/puttaniere, fischietta indifferente, innocente. Ed è questo che scatena il putiferio: il fatto che sia lui, questa volta, l’oggetto dell’accusa. Come se, nel momento in cui una delibera, di cui si può discutere nel metodo ma che pone un problema serio nel merito, minaccia la libertà di caccia del maschio, lo denuda nel suo essere puttaniere, ponesse una questione insopportabile di privazione della libertà.
Altra parola: la banconota, il denaro, l’oggetto dello scambio: sesso, uso del corpo altrui in cambio di soldi.
Quale virilità, ci domandiamo, può mai vantare un maschio che non sa mettersi in gioco nel corteggiamento, che non rischia il rifiuto, che non sa stare nell’attesa di sapere se verrà accettato o respinto. La banconota, eccola, esce di tasca, paga e la prestazione è sicura, senza rischi, bello o brutto che tu sia, affascinante o povero di spirito, elegante o grezzo. Paghi e vai sicuro. Senza conseguenze, senza impegni, senza complicazioni. Virilità? A noi non pare. Se di conquista si deve parlare, sia vera, aperta, onesta, in un confronto in cui l’altra sia vista come interlocutrice, ad armi pari, dignitosa, libera di scegliere come vuoi esserlo tu. Ed eccola l’altra questione, forse la questione delle questioni: la libertà di scegliere, l’autonomia di amare. Il maschio non la vuole, o meglio, la vuole solo per se, teme l’autonomia sessuale della donna, scappa a gambe levate al solo pensarlo o si rivolge contro, aggressivo, determinato a ridurre la cosa ad un atto di dominio (gli stupri, anche nell’ambito famigliare, sono una piaga in aumento).
Siamo sicuri, noi maschi, che alle donne piaccia? E’ vero, le puttane hanno organizzato una marcia e questo sembrerebbe dire che sono libere e protagoniste. Noi non lo crediamo, crediamo invece che le condizioni per cui si vendono siano quelle che negano loro, non da oggi, la dignità.
E nemmeno crediamo che sia la fisiologia a dare la spiegazione del perché è il maschio il puttaniere e la femmina la puttana. Crediamo che anche in questa visione reificata del sesso, si manifesti l’aggressività maschile che, ne siamo convinti, è sempre lo specchio dell’inadeguatezza, dell’incapacità di affrontare la relazione a viso aperto.
Siamo ossessionati dal nostro fallo, ci misuriamo da sempre con quello “spirito di corpo” che pretende l’erezione permanente. Non siamo in grado di ammettere una poliedricità di sentimenti, emozioni, tenerezze, tutte cose che releghiamo al mondo femminile, salvo perdere il contatto emotivo con noi stessi fino a non saperci spiegare perché un bel giorno “lui” può smettere di obbedire.

Si raccolgono le firme degli uomini che concordano con le riflessioni ivi contenute. Mandate le vostre sottoscrizioni, indicando nome e cognome, alla seguente e-mail: primomaggio45@libero.it

Gianni Ballestrin e Silvano Cogo

1 commento:

laura cogo ha detto...

COMUNICATO STAMPA



A.C.L.I. – CARITAS – C.G.I.L. – C.I.S.L. – U.I.L.

Ass. Migranti o.n.l.u.s.



“Occorre distinguere il fenomeno della prostituzione da quello della tratta, servono politiche mirate che non criminalizzino le vittime”





La recente iniziativa del sindaco Flavio Zanonato, di ripristino delle multe ai clienti e alle prostitute ha due pregi e due difetti.



Ha il merito di riportare l’attenzione della cittadinanza alla necessità di intervenire su un fenomeno che innanzitutto denota il degrado dei costumi e delle relazioni umane e tra i sessi.



L’iniziativa del primo cittadino di Padova inoltre tenta di dare una risposta immediata ad un problema sempre più sentito, anche perché frutto di un fenomeno in crescita e in continua evoluzione, dove l’offerta di sesso a pagamento si intreccia con lo sfruttamento di decine di donne immigrate spesso minorenni.



La prostituzione di strada, in particolare, su cui agisce l’ordinanza del sindaco, vede ogni anno calcare i marciapiedi cittadini circa 500 donne.

In base ai dati nostro possesso, è possibile presumere che almeno altrettante esercitino in luoghi chiusi (appartamenti, locali, etc.). Si può stimare, sulla base dei dati forniti dall’associazione Mimosa, che complessivamente nel territorio della città di Padova vengano effettuate, tra strada e circuiti chiusi, 350.000 prestazioni sessuali a pagamento all’anno, per una popolazione potenziale di circa 300.000 clienti (maschi di età compresa tra 15 ed 80 anni residenti in provincia di Padova).

Sono dati che confermano le risultanze delle indagini svolte a livello nazionale secondo cui sarebbe cliente della prostituzione 1 uomo su 3, nella fascia di età compresa tra i 15 e gli 80 anni.



Sono dati che inducono a ritenere che la domanda di sesso a pagamento sia un fenomeno che coinvolge l’intera popolazione e non solo, come spesso erroneamente si ritiene, fasce marginali e devianti della popolazione.



D’altro canto, la rete di enti ed associazioni che a Padova, da oltre 10 anni, lavorano quotidianamente, insieme ai servizi Sociali del Comune, nella mappatura del fenomeno, nell’intervento sanitario, nella predisposizione di programmi di integrazione sociale, rileva come la prostituzione di strada sia, per il 75%, rappresentato da donne provenienti dall’Europa dell’Est o dalla Nigeria, tra le quali si evidenzino nette condizioni di coercizione e sfruttamento dell’attività prostitutiva.



Di queste donne prostituite il 10% sono minorenni, di età compresa tra i 14 ed i 17 anni. Persone sottoposte ad evidenti condizioni di abuso e sfruttamento sessuali, rispetto alle quali l’ordinanza del primo cittadino di Padova, avrà effetti nulli o dannosi.



Un’iniziativa fatta per far aprire gli occhi dunque. Ma una scelta sorda e muta.



Sorda al patrimonio di conoscenza, elaborazione e competenza che il territorio padovano esprime, attraverso le formazioni sociali, laiche ed ecclesiali, attive da anni sia nell’intervento e nella repressione, che nella sensibilizzazione e formazione.



Una decisione presa individualmente e non frutto di una politica collegiale di giunta, mancante di quella capacità di coordinamento e di sintesi delle competenze assessorili (interventi sociali, immigrazione, casa, partecipazione) che sono naturalmente coinvolte in qualunque intervento sulla prostituzione di strada.



Come C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L., A.C.L.I., Caritas Diocesana hanno avuto modo di denunciare di recente, appare sempre più urgente che gli enti locali e in questo caso l’amministrazione comunale padovana si dotino di strumenti partecipativi di confronto, analisi e programmazione, al fine di porre in essere politiche serie e lungimiranti, proprio a partire da quelle che hanno ad oggetto fenomeni recenti e complessi come l’immigrazione, in cui la tratta di persone e la prostituzione di strada, almeno in parte, si inseriscono.



Padova, 15 maggio 2007





A.C.L.I. – CARITAS – C.G.I.L. – C.I.S.L. – U.I.L.

Ass. Migranti o.n.l.u.s.