lunedì 14 maggio 2007

Riflessioni sull'essere differenti

Vi dedico un brano dal libro di Luce Irigaray, la teorica della differenza sessuale, il titolo è "Il respiro delle donne":

Spesso si è assimilato il ventre della donna ad un ricettacolo, forse per l’amante, soprattutto per il figlio. Ma quel luogo d’ospitalità che è l’anima della donna, chi lo conosce? Il più delle volte non lo conosce neppure lei. Difficile conquista di un’interiorità propria, di una verginità spirituale per colei che, nei secoli, è stata coinvolta in una disponibilità passiva, in una ricettività naturale al seme e al verbo dell’altro. Tornare in sé per rinascere libera, animata dai suoi movimenti, dalle sue parole, dal suo respiro sembra la conquista più decisiva per la donna.
Ma tutto l’attira fuori di lei. Appena in piedi, parte a misurarsi con le prestazioni maschili, come se questo rappresentasse il suo compito più nobile. Eppure sa che donna e uomo non sono ancora realmente due, sono solamente due parti di un tutto, ma ciò nonostante si identifica con una metà dell’umano, per di più non la sua. Con il pretesto di liberarsi, non è forse così due volte transfuga da se stessa? Non si scopre come una, s’abbandona per cercarsi dove non è. Cancella le tracce del femminile, già tanto nascoste o tanto segrete da non essere visibili.
Per una donna non è semplice intraprendere la ricerca di se stessa. (…)


La consapevolezza della differenza è secondo me una conquista, un percorso anche complesso, ma che finalmente ci apre al rispetto l'uno dell'altro e quindi al vero dialogo paritario.
Ed è in generale così in tutte le relazioni umane, solo riconoscendo l'altro come differente, altro da me, si può veramente comunicare con lui o lei. La differenza è un'accoglienza reciproca, secondo me, è la vera possibilità di ascoltarsi oltre che tra persone differenti anche tra culture differenti. Ma per prime dobbbiamo essere noi a dare un valore alla nostra differenza e a riconoscerla, questo sarà una ricchezza anche per gli uomini e per l'intera società.
Non è facile per niente perchè tutto ciò che è connotato come femminile in questa società sembra avere una connotazione di poco valore o un valore di second'ordine. Provate a pensare a tutto ciò che è simbolicamente, culturalmente associato al termine femminile: sensualità, tenerezza, debolezza, accoglienza, cura, emozioni, pianto. Sembra che tutto ciò non abbia alcun valore per la politica di una società che sia unicamente da relegare nel mondo interno degli affetti e non al mondo esterno. Ma se la politica è dialogo, perchè lo è, e se la società è relazionarsi gli uni con gli altri come è possibile prescindere da ciò che è alla base delle relazioni umane che è per l'appunto quello che prima ho indicato come femminile.
Scusate forse sto farneticando e sono troppo contorta, ma volevo condividere con voi delle mie riflessioni, spero di non essere stata troppo pesante. In reltà volevo solo dire che riconoscersi come differenti non implica rompere con l'altro, ma anzi ascoltarlo meglio perchè ascoltiamo meglio noi stesse, cosa assolutamente non facile o scontata.

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